I sogni di quando siamo piccoli sono grandi, gli adulti li chiamano sogni sproporzionati. Sono enormi e leggeri, gli adulti li chiamano irrealizzabili.
Indossare una tuta da astronauta e volare sulla luna, senza ippogrifo ma con una navicella spaziale che costruisci in giardino coi cartoni. Salire su una baleniera e salvare il mare, amare tutti i pesci che lo abitano e piantare arcobaleni. Vivere danzando e creando, con una bacchetta da direttore d’orchestra in mano che dà vita a sinfonie bizzarre di note che si abbracciano.
I sogni dei grandi sono piccoli, a volte meschini, i piccoli li chiamano sogni inutili. Sono quotidiani e materiali, i piccoli dicono che non servono.
Quando questa inversione di proporzioni avviene, è come quando si rompe un bicchiere. A volte si sbecca, e il bordo è impercettibilmente compromesso, ma taglia le labbra se le appoggi per prendere un sorso. A volte si spacca di netto, quando scivola dalle mani insaponate, le due parti combaciano ancora ma non sono più riattaccabili. Altre volte invece si frantuma in tanti pezzettini, era un bicchiere fragile, e devi spazzarlo via con la scopetta altrimenti i piedi nudi si tagliano. Ci sono bicchieri che non si rompono, magari diventano solo un po’ opachi, non ci puoi guardare attraverso. Infine, a volte ad alcuni bicchieri capita di rompersi e perdere un pezzettino, magari va a finire sotto al mobile della cucina o chissà dove, e allora vanno cestinati, perché non servono più. E quando dopo mesi, o magari anni, quel pezzettino salta fuori, uno si dice “ecco dov’era andato a finire, guarda un po’ che roba”.